La Suprema Corte ha recentemente ricordato che, in ambito societario, le regole generali di buona fede e correttezza “presiedono anche all’esplicarsi del principio di maggioranza nelle deliberazioni degli organi collegiali – il quale non opera senza limiti intrinseci, dovendo comunque la maggioranza operare nel rispetto dei diritti di tutti i soci”. In caso di violazione di tali regole, si assiste a “eccessi ed abusi di potere da parte del socio di maggioranza (o di chi abbia il relativo diritto di voto), suscettibili di integrare una causa, oltre che di annullabilità delle deliberazioni assembleari pur regolarmente adottate, del sorgere dell’obbligo di risarcire il danno cagionato agli azionisti di minoranza”. Un caso particolare di (illecito) eccesso o abuso della maggioranza è quello relativo alle deliberazioni assembleari, approvate su impulso e con il voto determinante della maggioranza, “che modificano la preesistente struttura sociale, incidendo in modo diretto o indiretto sulla posizione dei singoli soci rispetto all’originaria configurazione della società”.