L’art. 187-bis del Decreto Legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 (Testo Unico della Finanza o TUF) individua e sanziona sul piano amministrativo le condotte illecite, da un lato, di abuso o comunicazione illecita di informazioni privilegiate e, dall’altro, di raccomandazione o induzione di altri alla commissione di abuso di informazioni privilegiate. Affrontando la questione della prova della condotta e della sua eventuale illiceità, spesso particolarmente gravosa in capo all’Autorità in quanto si tratta di comportamenti complessi e articolati, la Suprema Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: “Il ragionamento inferenziale di sussunzione, proprio della prova indiretta o per presunzioni semplici o hominis o iudicis, deve tenere conto in chiave critica – ai fini di trarne un giudizio di plausibilità o di probabilità e non già di certezza – di tutti gli elementi indiziari evidenziati, e non solo di alcuni di essi, e – all’esito – esige che si proceda ad una valutazione non già atomistica o parcellizzata o frammentaria di ciascuno di essi, ma unitaria e sintetica di tutti gli elementi utili prospettati”. In particolare, il procedimento valutativo è bifasico e deve comporsi come segue: “in primo luogo, occorre una valutazione analitica degli elementi indiziari per scartare quelli intrinsecamente privi di rilevanza e conservare, invece, quelli che, presi singolarmente, presentino una positività parziale o almeno potenziale di efficacia probatoria; successivamente, è doverosa una valutazione complessiva di tutti gli elementi presuntivi isolati per accertare se essi siano concordanti e se la loro combinazione sia in grado di fornire una valida prova presuntiva, che magari non potrebbe dirsi raggiunta con certezza considerando atomisticamente uno o alcuni di essi”.